Si ritorna a parlare di un provvedimento legislativo per la depenalizzazione nel consumo delle droghe leggere, appoggiato a un fronte parlamentare trasversale dove per fortuna le varie forze di sinistra si ritrovano unite, a riprova che il sangue non è acqua, mentre più o meno vi si oppongono gli aderenti alle varie destre. Era ora che si procedesse per questa strada, in cui favore mi è capitato di intervenire più volte e in diverse sedi, anzi, ho proceduto oltre verso esiti estremi, a mio avviso è l’intero ambito delle droghe, leggere e pesanti, che va sottratto a un inutile, infausto, dannoso proibizionismo. La questione è del tutto simile all’uso del tabacco e dell’acol, sostanze sicuramente dannose per la salute, ma nessuno al giorno d’oggi si sognerebbe di innalzare una barriera proibizionista nei loro confronti, ci avevano provato gli USA negli anni Trenta, col disastroso risultato di dare esca alla loro malavita. Non è che tutte queste sostanze siano innocue o addirittura vantaggiose per la salute, certo fanno male, bisogna tentare di limitarne l’uso, intervenendo con giusti divieti quando il ricorso ad esse avvenga in talune occasioni pubbliche. Ma qui ci si ferma, per tabacco e alcol, pur non mancando di ammonire che il loro consumo è dannoso per la salute, e appunto cercando di vietarli, per esempio nei cinema, nelle stazioni, nei luoghi di lavoro e di studio. Perché invece adottare un atteggiamento ben più rigido in riferimento alle doghe, leggere o pesanti che siano? I dati non le indicano affatto come più dannose rispetto a quegli altri due flagelli, anzi, gli indici di mortalità nazionale ci dicono che la prima delle piaghe, per numero di vittime, resta il fumo, subito seguito dall’alcol, ma i morti per queste due droghe non si vedono per strada, o in qualche toilette di bar, e dunque non colpiscono l’immaginazione come chi muore di overdose, e viene scoperto cadavere all’alba, Ovvero, l’immaginazione pubblica in proposito è colpita dall’infausto peso di quelli che Francis Bacon chiamava idola, non saprei dire se attribuibili alla tribus, o al forum, o allo specus, comunque a fare la differenza c’è solo un fattore esteriore di ordine psicologico, e non certo un dato statistico quantitativo. Naturalmente, rispetto agli utenti di droghe, non bisogna affatto abbassare la guardia, ma basterà comportarsi come si fa proprio con i due vecchi mali di Bacco e Tabacco, vietare di farvi ricorso in uffici, scuole, luoghi di riunione. Nel caso delle droghe si potrà procedere a regolari controlli su personale pubblico, docenti, discenti, prendendo gravi provvedimenti in chi venga scoperto colpevole. Ma poi, in privato, liberi tutti di comportarsi secondo coscienza e prudenza, esattamente come col fumo e con gli alcolici. D’altronde, l’attuale cocciuta lotta contro consumatori e spacciatori è perduta fin dall’inizio, leggiamo, ascoltiamo ogni giorno di maxi-retate delle forze dell’ordine volte a sequestrare chili, quintali di sostanze proibite, ma il giorno dopo si ricomincia di nuovo, senza fine, e risulta manifesto che questo è il terreno attualmente più favorevole alla malavita organizzata, con effetti rovinosi sui poveri assuefatti che per procurarsi la fatidica dose, oggi carissima proprio per lo stupido divieto, sono pronti a rubare, aggredire, prostituirsi. Insomma, l’abolizione di quell’inutile blocco sarebbe un provvedimento straordinariamente salutare, da adottare senza indugio.
Visto che ci sono, inserisco un foglio in un dossier già da tempo apprestato. Un altro fatto del giorno sono le reazioni spropositate degli abitanti di certi quartieri quando si tenta di inserire nelle loro comunità qualche scampato dai naufragi sulle nostre coste. Queste reazioni, cinicamente fomentate da Lega e Casa Pound, dalla peggiore feccia di destra, sono esecrabili, però ha pure ragione un conduttore di buon senso come Enrico Mentana quando osserva che le prefetture potrebbero collocare questi profughi in caserme abbandonate, ce ne sono tante, senza sfidare certa prevenuta opinione pubblica dovendo ricorrere alle forze dell’ordine. In fondo, non si tratta di dare a questi profughi una sistemazione definitiva, ma di accertare il loro status e di decidere come farne una distribuzione sensata e razionale. Si tratta cioè di parcheggiarli in luoghi di attesa e di smistamento, seppure provvisti di adeguate strutture di civile accoglienza.