Domenica prossima non andrò a votare per i cinque referendum, trovo di cattivo gusto e improprio mobilitare le folle per quesiti così minuti e in definitiva modesti. Del resto, non fosse per essere stati messi a fianco dei più attrattivi appuntamenti di politica comunale, quei referendum non avrebbero sicuramente raggiunto la soglia del 50% più uno. Direi che l’averli proposti è un modo per riconoscere ufficialmente l’inefficienza del Parlamento, cui in un Paese normale sarebbe spettato di risolvere quei modesti quesiti. Il fatto è generale, da tante parti si denuncia la quasi scomparsa del Parlamento, e credo che ben pochi si lamentino per la riduzione dei suoi membri imposta a viva forza dai Cinque Stelle. C’è da chiedersi se, vista appunto l’inefficienza quasi orami organica delle Due Camere, non sia il caso di dotare ogni elettore di un accesso on line attraverso cui porgli le questioni tali per cui ora e in passato si usa adire all’arma pesante, costosa, macchinosa dei referendum. Non è vero forse che ormai ognuno di noi è dotato di una cartella clinica, o comunque di qualche accesso on line abbastanza sicuro? Del resto i Cinque stelle hanno tentato di ricorrere a uno strumento del genere di fronte ai loro problemi più impegnativi. Insomma, forse è l’ora di procedere per via telematica anche a porre all’elettorato le grandi questioni che per il momento vengono ancora affidate alla macchinosa procedura dei referendum.