Mi sembra che la Galleria Borghese di Roma abbia finalmente adottato il criterio giusto di come acquisire, seppure momentaneamente, capolavori tali da incrementare le proprie già cospicue raccolte. Tante volte in passato il direttore di turno voleva partecipare al giro tondo delle grandi mostre, e dunque conficcava in un contesto già troppo pieno di capolavori una serie di opere di qualche nome di grido, talvolta pescato tra i contemporanei. Sembrava un atto di invidia nei confronti di colleghi direttori di musei più fortunati quanto a spazi disponibili, penso in particolar modo a quelli di Palazzo Venezia. Questa volta l’ospite d’eccezione è soltanto uno, una Ninfa e pastoredi Tiziano, proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, che trova sul posto ad attenderlo altri capolavori del l’artista veneto, Non sto certo a farne un elenco, mi limito a segnalare, sempre sulla scorta di Artribune che ormai guida i miei passi, un dipinto giovanile, Le tre età dell’uomo, che però pare essere una copia fedele effettuata dal Sassoferrato. Si dispiega così davanti ai nostri occhi la carriera eccezionale di Tiziano, ricca di uno sviluppo interno che trova un caso analogo solo in Raffaello, per ampiezza di svolgimento, e forse ancor di più, nel caso del Vecellio. Che nelleTre etàè ancora soggetto all’insegnamento di Giorgione, morto da poco, l’unico che, fosse vissuto più a lungo, poteva gareggiare con lui per ampiezza e innovazione di sviluppi. Il giovane allievo supera già il maestro, basta vedere l’ampiezza del paesaggio che si spalanca dietro le presenze umane, anch’esse notevoli, soprattutto per quei pargoli sul lato destro che si accumulano l’uno sull’altro fornendo quasi un solo organismo vivente, un inno alla vita che comincia il suo corso come spuma di mare. Il dipinto proveniente da Vienna ci mostra invece il quasi ultimo Tiziano, quando la limpidezza degli inizi si è spenta, il pittore si è come insabbiato nel fango del quotidiano, i corpi si arenano su uno sfondo che quasi li imprigiona, come fossero sprofondati in sabbie mobili, e così è il trionfo di un pittoricismo che corre avanti nel tempo, raggiunge gli effetti di pieno naturalismo di cui sarà capace, quasi un secolo dopo, la temperie barocca, nell’accezione di un realismo naturalista, roba da far presagire l’arrivo di Rubens e di altri talenti simili, fino ad anticipare l’intera stagione dei realismi di tutto l’Ottocento. E dunque, con questi Dialoghi diNatura e Amore, come suona il titolo globale della mostra, la Borghese traccia un convincente percorso del genio tizianesco, un caso eccezionale di work in progress.
Tiziano, Dialoghi di Natura e Amore, Roma, Galleria Borghese,