Seguo da tempo con piena adesione la pittura di Alessandro Roma, che mi sembra fornire una delle poche vie valide per rilanciare la vecchia signora delle arti. L’avevo notato nelle rassegne del Premio DAMS, poi l’avevo invitato a i una schiera eletta posta all’insegna della mazziniana “Giovine Italia”, infine in altre occasioni, monografiche e collettive. Ora mi annuncia il suo trasferimento a Cesena, che non mi sembra casuale, ma che lo porta a risiedere nella capitale della ceramica. Infatti la pittura di Roma respinge la vecchia nozione del “quadro”, rappresenta una sfida integrale alla natura, e dunque ci vogliono le radici, sotto forma di basamenti, di zoccoli, da cui svettano le formazioni para-vegetali. Infatti Roma produce degli organismi geneticamente modificati, ovvero una natura alternativa, cresciuta in serre sperimentali, che potrebbero trovare posto su qualche pianeta alieno dal nostro. A partire da quelle radici, i suoi “ramages” succhiano tanta forza, che li porta a espandersi gioiosamente sulle pareti delle stanze da invadere. E’ una sfida pienamente riuscita alle varie modalità attraverso cui la pittura oggi riesce a rinnovarsi, come muralismo, wall painting, o anche street art, ma non nelle forme goffe, di para-naturalismo o di vieto surrealismo cui indulgono tanti praticanti della street art. Le sue invasioni dello spazio sono un miracolo di eleganza, che fra l’altro recupera le stagioni migliori del decorativismo, dal gotico all’Art nouveau, offrendo una contestazione radicale del detto famigerato di Loos per cui l’ornamento era da considerarsi un delitto. Roma invece ci dice che proprio il ricamo, la decorazione dei nostri ambienti costituiscono ora un dovere primario per gli artisti, cui adempiere con tante modalità espandendo gioiosamente i ciuffi di questa para-vegetazione, o restringendoli, o lasciando degli squarci, quasi per dar modo a loro di rifiatare. E’ insomma un libero, industrioso balletto parietale che si risolve in tanti modi e maniere, sempre stupefacente, accogliente, eccitante, una festa per gli occhi e per l’immaginazione.