Non sono mai stato molto favorevole al nostro Presidente, Mattarella, forse sono sato l’unico ad accusarlo di averci rovinato dopo l’esito disastroso delle elezioni politiche del ’18. L’unica via sarebbe stata di ribandirle, come in occasioni del genere hanno fatto tanti Paesi, ma lui non ne ha voluto sapere e ha atteso con pazienza da certosino che la Lega e i Cinque stelle cucissero la loro scellerata alleanza, La crescita a dismisura della Lega, e di Salvini, è stata il frutto di quella pavidità, o incertezza, altrimenti, se fossimo andati di nuovo alle lezioni, la Lega sarebbe rimasta agganciata al suo 17%, e non oltre. In seguito magari Mattarella ha proceduto secondo le regole del suo ministero, poi si è giovato della crisi prodotta da Renzi, che gli ha tirato fuori le castagne dal fuoco mandando a casa l’incerto Conte e tirando fuori il forte e risoluto Draghi. Non gli è venuto molto riconoscimento, a Renzi, per questa sua ottima operazione, ma si sa, la gratitudine, il riconoscimento di atti di coraggio non sono virtù che si sprecano, e dunque Renzi resta il personaggio più inviso, esposto al pubblico ludibrio. Come era già successo a Napolitano, quando con nobile gesto aveva accettato un secondo incarico alla Presidenza per portarci fuori da una spinosa situazione. Ebbene, ecco il punto, Mattarella, proprio per farsi perdonare la passata pavidità, avrebbe dovuto avere il coraggio di replicare quel gesto magnanimo di Napolitano, Lo sanno tutti, che per uscire dal pelago la soluzione migliore sarebbe lasciare Draghi al governo, non trasferirlo al Quirinale, abbandonando il governo a cani sciolti prnti a sbranarsi tra loro, con un Mattarella disponibile a prolungare di poco il proprio mandato. Invece a quanto pare egli fa il rigorista, l’inossidabile difensore del dettato costituzionale. E siamo allora nel caos, al drammatico dilemma: Draghi al Quirinale, o chi a quel seggio, col mandato pieno dei sette anni? Un bello o brutto busillis da risolvere, per un altro atto d’ignavia da attribuire a Mattarella, pur con l’aria di essere il rispettoso e inappuntabile custode della carta costituzionale.