Confesso la mia antipatia nei confronti di Greta Thurnberg, questa ragazzina che invece di mettersi alla testa di un complessino rock, ha avuto la furbizia di agitare problemi cosmici più grandi di lei. Credo che per esempio il “bla bla bla” con cui ha stigmatizzato gli intervenuti nel recenti convegno indetto proprio dell’Italia gli si possa rivoltare contro. Non ha letto che l’assenza di due essenziali interlocutori come la Cina e la Russia è dovuta alla loro decisione di continuare a usare per lo meno fino al 2060 i combustibili fossili, cioè il da lei detestato carbone? E dunque cade tutta la sua velleitaria predicazione a favore di un rapido abbandono di queste risorse. Si aggiunga che noi stessi, se rinunciassimo a queste fonti, non potremmo contare se non in minime quantità sull’intervento delle energie rinnovabili. La posa dei pannelli solari e delle pale eoliche presso di noi, per i soliti ritardi burocratici, è disastrosa, non ci resta che sperare nelle risorse provenienti dalle centrali nucleari in Francia e in altre zone non molto distanti dai nostri confini. L’unica è sperare che le indubbie variazioni atmosferiche del pianeta appartengano a movimenti statistici che nei decenni si sono sempre prodotti. Lasciamo dunque a Greta il suo irritante bla bla bla.