Ho plaudito nel domenicale scorso alla tenacia con cui il ministro Bianchi si è battuto per riportare gli scolari a un insegnamento in presenza, sconfiggendo la scostante e dannosa DAD. In genere, sbuffo se qualcuno mi propone incontri appunto a distanza, con skipe altro, per cui non sono per niente preparato. Naturalmente ben diverso è il caso se degli strumenti telematici ci serviamo come di rapidi surrogati di enciclopedie o di altri prontuari, e beninteso nella mia attività di scrittura uso il computer come già prima facevo con la macchina da scrivere, approfittando dei relativi indubbi vantaggi resi possibili dal nuovo mezzo. Ma c’è almeno un aspetto in cui il lavoro a domicilio mi sembra poter avere un vantaggio decisivo. Si sa quanto è a rischio presso di noi, come di ogni altro Paese avanzato, la causa della natalità, grosso ostacolo per le donne in carriera, o anche solo desiderose di portare a casa un’entrata per consolidare il bilancio di famiglia. D’altra parte gli asili presso le varie ditte sono scarsi e molte volte inaffidabili. Ecco quind una opportuna occasione, che le donne in stato di gravidanza possano svolgere la loro attività dal domicilio e intanto accudire alla prole, in gestazione o già arrivata. E’ una soluzione che dovrebbe essere favorita in ogni modo. Naturalmente purché le donne attestassero la presenza della prole.