Nei confronti di Walter Siti, quando mi sono misurato con qualche suo romanzo, sono sempre rimasto alquanto perplesso, incerto tra l’adesione e la riserva. Dovute, queste, per un eccesso di impegno dell’autore a misurarsi con grandi cause, magari pure prendendole di striscio, evitando di pronunciarsi. Caso tipico il “Resistere non serve a niente”, la sua opera più nota che gli ha meritato il Premio Strega nl 2013, dove una specie di auto- contestazione è manifestata fin dal titolo. Perché le avventure complesse, tormentate del protagonista, e magari certi suoi conati di resistenza a un modo comune di vivere e di giudicare, se tutto questo non serve a nulla? Ancora peggio un successivo “Bruciare tutto”, dove l’autore affronta un tema nevralgico dei nostri giorni, la pedofilia, mettendo in scena un personaggio quanto mai dubbio, incerto proprio tra il resistere o l’abbandonarsi al male, fino alla morte. Per queste titubanze intrinseche di Siti ho trovato curioso e mal posto un suo recente opuscolo intitolato “Contro l’impegno”. O meglio, c’è da chiedersi se questa ammonizione il nostro autore non la debba rivolgere in primo luogo proprio a se stesso, suscettibile di essere affascinato dai richiami dell’impegno di stampo ideologico. Su cui ha buon gioco nell’osservare che le varie dichiarazioni di principio contenute in opere letterarie sono da riportare al contesto in cui vengono pronunciate. Questo è appena un truismo, una constatazione ovvia, obbligata. E dunque l’”impegno” va scagionato già in partenza dai vari obblighi discendenti dagli “idola tribus”, o come altro si vogliano chiamare. Ma allora, perché aprire una requisitoria proprio su certi narratori dei nostri giorni che sembrano essere del tutto proclivi a obbedire a questi imperativi dell’”impegno”, fino a trascurare una validità autonoma dei loro testi? Perché prendersela con Saviano, che mi sembra proprio essere un caso tipico di propensione a piegare la trama, l’invenzione romanzesca, al servizio di qualche obiettivo polemico, di qualche “come volevasi dimostrare”? Lo stesso si dica per un’autrice che ora sembra volergli rubare il mestiere, la Murgia, non per nulla assunta, proprio in alternanza con Saviano, nella rubrica fissa di fine pagina, da un “Espresso” che cerca affannosamente di conquistarsi uno spazio di esistenza assumendo autori capaci di “fare la faccia feroce”. Suppongo che in direzione siano pentiti di aver assunto, accanto al padrone di casa Scalfari, ora salito in cielo, nei paradisi filosofici, un troppo pieghevole e umbratile Romolo Valli. Fra gli altri, Siti se la prende anche con Gianrico Carofiglio, un altro che mescola una qualche capacità di giallista con i fervorini legalitari e moralisti che impartisce dal salotto della Gruber. In conclusione, caro Siti, sia davvero ”contro l’impegno” e i suoi esponenti, magari cerchi la vicinanza di autentici narratori dei nostri giorni, che potrebbero essere Ammaniti, Brizzi, Veronesi, Bajani, senza dimenticare le donne, dalla Vinci alla Santacroce.
Walter Siti, Contro l’impegno, Rizzoli, pp. 265, euro 14