Leggo sul “Corriere” di oggi una intervista a Romano Prodi, di cui ho la massima stima come di sicura coscienza della sinistra. L’ho detto anche in un mio opuscolo di prossima uscita in cui applico anche a lui la formula inventata da Saragat, di essere vittima di un destino “cinico e baro”. Un giudizio del genere si può applicare a Prodi proprio quando a far cadere il suo primo governo ci si mise di sbuzzo buono Fausto Bertinotti, pronto a colpire per l’inguaribile malattia dell’estremismo di sinistra, lasciando poi questo compito, di far cadere il secondo governo Prodi, al quasi anonimo Turigliatto, e all’eterno transfuga da tutto, tranne che dai suoi interessi, Mastella. Nell’intervista in questione Prodi paragona proprio a Bertinotti l’atteggiamento assunto da Salvini nei confronti del governo Draghi, ma il paragone non regge assolutamente, e anzi mette in luce uno strano, inquietante errore compiuto in questi giorni sia dal Pd che da Leu. Naturalmente Salvini nel governo Draghi ci sta benissimo, e si guarda bene dal volerlo mettere a rischio, ma fa risuonare una giusta voce d’allarme, bisogna farla finita con le chiusure preconcette, imposte “manu militari” da Speranza e da tutta la coorte dei virologi, che ho l’abitudine di definire col termine manzoniano di nuovi monatti. In definitiva, Salvini, e con più forza la Meloni, parlano a nome di tante categorie di lavoratori messe a rischio, penalizzate proprio dai provvedimenti spesso inconsulti, scoordinati tra loro, emessi col segreto compiacimento di incutere terrore, dalla genia dei virologi, ben lieti del ruolo d’onore che, finché dura il contagio, questo gli concede. Perché lasciare alla destra lo sfruttamento di questi argomenti, che certo concedono a una qualche dose di populismo, ma di quello buono, cui neppure le forze di sinistra dovrebbero sottrarsi, invece di fare i cani da guardia all’inflessibilità di Speranza e compagni? Devo dire che una volta tanto ho apprezzato il coro unanime delle Regioni che appunto hanno dato una mano a questa campagna “aperturista”, quindi di solidarietà con gli spunti di uguale segno provenienti dalle destre. Sarebbe anche ora di lasciar perdere le geremiadi provocate da covid e simili, ma a dire il vero non sono in grado di pronunciarmi sull’operato del governo in merito al Recovery Fund. Apprezzo però la risoluzione di rendere immediatamente professionali i titoli di laurea, una volta conseguiti, senza pretendere passaggi ulteriori di abilitazioni e simili. E’ una prima maniera per dare scacco matto al burocratismo che ci assedia. Ma resta un passo ulteriore da compiere, consentire che la laurea triennale sia anch’essa abilitante, per esempio all’insegnamento, anche se solo per le scuole elementari e medie. O in altre parole, rendiamo operativa la laurea triennale, diversamente la riforma Brlinguer non è servita a nulla.