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Quer pasticciaccio brutto della Consulta

Il fatto del giorno è senza dubbio la sentenza della Consulta che obbliga a reintegrare le pensioni con gli scatti anticongiunturali, sospesi due anni fa da un provvedimento Monti-Fornero. Si sa bene che una decisione del genere ha disastrato i nostri conti pubblici provocando una gravissima crisi finanziaria cui si sta ancora cercando di rimediare. Gli interrogativi sono molteplici. In primo luogo, perché una sentenza in tanto ritardo? Pare che dipenda che la Consulta non interviene se non sollecitata da qualche richiesta da parte di un cittadino qualunque, è lo stesso meccanismo incredibile che l’ha portata a dichiarare incostituzionale il Porcellum, solo dopo che uno sconosciuto aveva preso l’iniziativa di sollecitare un responso in merito. Ci si chiede, ma mai possibile che non si possa stabilire un intervento automatico della Consulta, in presenza di leggi di grande portata? E se queste hanno avuto l’avallo del Presidente della Repubblica, che è anche, non dimentichiamolo, Presidente della Consulta, come è possibile che questa possa intervenire ulteriormente smentendolo? Al di là di una questione procedurale di tale genere, che ovviamente sfugge del tutto alla mia competenza, resta il fatto che la sciagurata delibera, capace di affondare la nostra già difficoltosa navigazione economica, è stata presa nella sostanziale parità, sei contro sei, dei giudici, con l’intervento a fare la differenza del voto del presidente valevole per due. Un costituzionalista non benevolo verso Renzi e le sue riforme, quale Zagrebelski, è intervenuto sottolineando che in genere la Consulta cerca di evitare simili situazioni spiacevoli, a costo di dilazionare nei tempi le delibere. Perché ciò non si è fatto in una occasione così importante e perfino drammatica? E chi è questo Criscuolo che ha fatto traboccare la goccia nel vaso, qual è il suo profilo, non è per caso che l’abbia fatto apposta per recare danno al governo Renzi? Come si dice, a pensar male non si sbaglia mai, e lasciamo cadere lo stereotipo che si deve nutrire piena fiducia nell’imparzialità di ogni delibera presa dai vari organi della giustizia, che al contrario sembrano suscettibili di tutte le incertezze e contraddizioni possibili. Infine, e questa è la circostanza più grave e priva di giustificazioni, perché non far conoscere per tempo, anche se per vie informali, agli altri organi dello stato, a cominciare dallo stesso presidente della repubblica, la grave decisione assunta? Insomma, appare giustificato dubitare, esprimere perplessità, cercare di sollevare un fittizio velo di riserbo e di inappuntabilità.

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