Sospendo per un momento la mia eterna geremiade contro i torti di Speranza e Compagni, salvo a riprenderla al più presto per l’incredibile decisione di spingere ancora più in là, a fine aprile, la stagione dei divieti. C’è un tema più urgente, per la vita culturale bolognese, consistente nella minaccia agitata dalla Fondazione Carisbo di ridurre in forte misura le assegnazioni annuali a “Genus Bononiae”. Si sa che questa è la creazione straordinaria di Fabio Roversi Monaco, il personaggio, ci vuol poco a dirlo, che ha dominato la vita socio-culturale di Bologna negli ultimi decenni, dapprima come Rettore del nostro Ateneo, poi come Presidente della Fondazione Carisbo, da cui si è ritagliato un sistema museale di incredibile ampiezza e consistenza. A confronto di tanta attività il Comune felsineo nulla ha fatto. Se penso al decennio di Merola sindaco, non mi viene in mente nessuna mostra importante realizzata nel corso del suo mandato, il che ovviamente si trasferisce a demerito dei molti assessori alla cultura che nel periodo si sono succeduti, fino all’attuale Lepore, che d’altra parte è il più favorito nei pronostici a prendere il posto di Merola alle prossime elezioni. La loro è stata una politica della lesina verso i nostri musei, tutti in sofferenza e all’asciutto. Si sa che esiste una naturale sfida transappenninica tra noi e Firenze. Una volta, se alla città del Giglio spettava un non scalfibile primato per il passato, noi lo avevamo nelle vicende del contemporaneo, ora questo, se dipendesse dal Comune, e anche dalla Regione, sarebbe preeoschè inesistente presso di noi. Penso con ammirazione a quanto fa Risaliti, e il comune del Giglio, nelle varie sedi, dal Museo del Novecento a Piazza della Signoria alla Fortezza del Belvedere, cui si aggiungono Palazzo Strozzi e i contributi degli Uffizi. Da noi, qualche buona impresa viene proprio da Genus Bononiae, o dall’altra Fondazione, del Monte, condannata però a soffrire di un budget inferiore, e con meno spazi a sua disposizione. Se ora venissero meno le sedi di Palazzo Fava, Pepoli e tutto il grappolo di musei controllati da Riversi Monaco, la nostra presenza nel contemporaneo sarebbe in grave crisi, facendo torto a una schiera di talenti che invece sono numerosi, soprattutto in versione al femminile, motivo di orgoglio per noi, ma anche di rabbia per lo scarso aiuto che viene prestato loro dalle istituzioni pubbliche. L’alibi della Carisbo, mi pare che sia che sarebbe meglio riversare i soldi a vantaggio del sociale, ma a questo dovrebbero provvedere in primo luogo Comune, Regione, Stato. Spero che la dirigenza di Carisbo ritorni sui suoi passi, comprendendo quante e quali siano le sue responsabilità anche per la cultura a Bologna, in particolare sul versante del visivo.