Devo un convinto omaggio a Leonardo Canella, autore ferrarese che da tempo segue la mia attività indirizzandole espressioni di consenso che giungono anche a fargli sostenere l’arduo e ingrato compito di divenire presentatore dei miei libri. In definitiva, al di là della differenza di anni, c’è parallelismo nelle nostre carriere, in quanto pure Leonardo è partito dalla critica d’arte, rivolgendosi in primis a difendere le sorti dell’Informale, soprattutto nella versione bolognese dell’Ultimo naturalismo cara a Francesco Arcangeli, con studi approfonditi dedicati a presenze di quel clima quali Mandelli e Mario Nanni, di conserva con un mio allievo, di quei tempi, pure lui profondo sostenitore di quei fatti, quale Roberto Pasini. Poi, di nuovo un parallelismo, dato che anche Leonardo ha voluto passare dalla teoria all’azione, cimentandosi in prove di pittura, ma con graduale passaggio, quasi sull’onda dei graffitisti statunitensi non per nulla detti anche “writers”. Vale a dire, che stendeva sul foglio esili tracce grafiche non troppo sicure di sé. A quel punto credo di aver esercitato su di lui un qualche influsso spingendolo a nutrire quegli esili tracciati con riscontri in prosa, il che però è un passo da me mai compiuto. Egli ha inaugurato una felice dimensione intermedia, affidandosi a prose minute ed estemporanee, cui ha trovato un termine di estrema efficacia, chiamandole “Nughette”, un modo di mettersi in coda, postremo tra l’alto senno di un Catullo e di un Petrarca, quasi come un “non sum dignus”, e dunque ricorro a un diminutivo. Che però a me piace molto, ci sento il suono delle ruchette, quelle deliziose erbe amarognole che stanno così bene nell’insalata. In definitiva, Canella va a raccogliere le sue ruchette nell’orto di casa, prelevando quanto gli capita a tiro, ben attento a non fare selezioni di merito, entri nella raccolta quanto viene a tiro, cibi, detriti, ricordi, spunti culturali, appunti di lettura. Insomma, il classico “pot pourri”, che del resto lui non avrebbe nessuna difficoltà a nominarlo alla buona, come si fa nel parlare quotidiano, “purpurì”. Ne viene insomma un canzoniere volutamente in tono minore, anzi, compiaciutamente minimo, che pero, come vuole la tradizione petrarchesca, esige una sua Laura, Qui compare una vezzosa Polly, buona ad ogni uso, un po’ come la proverbiale Signorina Richmond di Nanni Balestrini. Non ho mancato di dare a Leonardo quel poco che è in mio potere invitandolo a RicercaBO, dove è stato accolto con un buon successo, da partecipanti che se ne intendono, quando sentono voci muove levarsi, anche se da distese di rifiuti. In particolare, tra i successi incoronati da Ricercabo c’è stato senza dubbio il fenomeno detto “Prosa in prosa”, che proprio come queste nughette si pone in bilico tra prosa e poesia, e dunque non a caso uno dei principali esponenti di quell’impresa, Andrea Inglese, si è assunto il compito di stendere una postfazione per questa nuova raccolta, cui tante altre potranno seguire man mano che il nostro ortolano-giardiniere continuerà nel compito di cogliere fior da fiore, ma commisto anche a escrementi e ad altri elementi di ogni possibile origine.