Siamo in presenza di un “paticciaccio brutto di Mazzara dal Vallo”, suscettibile di varie interpretazioni, relative ai viaggio improvvisato di due nostri leader, Conte e Di Maio, alla corte di Haftar. Per fortuna l’ipotesi che i due avessero voluto sfruttare l’evento positivo della liberazione dei nostri pescatori per ricavarne un riscontro propagandistico cede a una ben più triste verità, si è trattato di un volgare ricatto esercitato dal generale Haftar per ottenere una legittimazione dalle maggiori autorità del nostro Paese, che per fortuna pende più a favore di Sarraz. Haftar è un criminale di guerra, se ci fosse ancora qualcosa di simile a un processo di Norimberga, egli vi dovrebbe essere esposto, visto il modo violento con cui ha aggredito l’altra metà del suo Paese, ma facendo male i suoi conti e non riuscendo a conquistarla attraverso un blitz militare, La sua offensiva si è incancrenita alle porte di Tripoli. Ma forse la soluzione giusta sarebbe quella suggerita da un ex-direttore dell’Eni, di consacrare la spaccatura del Paese in due stati distinti, Tripolitania contro Cirenaica. Ritornando al ricatto esercitato da Haftar, ci si può chiedere se proprio dovevano andarci entrambi, i nostri alti rappresentanti, non bastava la sola presenza di uno di loro, e dunque del ministro degli esteri, il più deputato a un simile compito? E ancora, forse che non abbiamo già pagato un prezzo politico sufficiente, e dunque non siamo esentati dal completarlo pure col rilascio di alcuni colpevolissimi scafisti?
Sull’onda di questo “pasticciaccio” risaliamo a uno ben più grave e irrisolto, l’uccisione di Regeni. Qui mi sono permesso di far rilevare a suo tempo l’insufficienza dei nostri sevizi segreti, toccava a loro ricostruire i fatti, scoprire per quale imputazione il nostro ragazzo è stato torturato e ucciso, e chi ha proceduto a questa esecuzione. Non potevamo certo dichiarare guerra all’Egitto, bisognava solo pretendere la rimozione di chi si era macchiato di tanta colpa, magari da compiere alla chetichella, ma era pur sempre un modo di renderci giustizia. Ora però siamo di fronte al caso Saki, e qui bisogna intervenire con la massima durezza, minacciando davvero il ritiro del nostro ambasciatore. Nel caso precedente, era un difficile intervento a posteriori, ora invece si tratta di reclamare un gesto del tutto possibile e in una situazione drammaticamente in atto.
Ma il vero problema che ci angoscia è quello del contagio, su cui voglio ancora insistere, bisogna essere pronti a una sollevazione di massa per rivendicare i nostri diritti. Non ci si faccia illusioni, il vaccino avrà effetti molto lenti, si dovrà attendere la prossima estate o l’autunno per ottenere la cosiddetta immunità di gregge, bisogna dunque evitare che gli inesorabili ministri Franceschini e Speranza perpetuino i loro sadici ordini di chiusura, il primo di musei, cinema, teatri, il secondo di scuole, ristoranti eccetera. Bisogna guardare bene in faccia le minacce con cui ci ricattano, la questione dei tamponi è enigmatica, con quali criteri si fanno e in che numero? Per i malintenzionati, come sono i due ministri sopra nominati, si fa in un momento a rialzare il numero dei contagiati semplicemente ordinando di fare più tamponi, ma a chi, e appunto con quali criteri? Quanto ai decessi, non mi stancherò mai dire che il dato è truccato, finché non ci viene detto quanti sono, nel medesimo giorno, i morti per ragioni naturali, e in quale rapporto statistico con le morti avvenute nei medesimi giorni negli anni passati. Bisogna evitare il giochetto sadico di riversare nel numero dei morti per covid quelli che se ne sono andati per altre malattie. O quanto meno il confine tra i due dati è molto incerto e ambiguo, basta una spintarella per incrementare i deceduti da mettere sul conto del contagio, col risultato incredibile che l’Italia viene a trovarsi ai primi posti in questa macabra classifica.