Come già detto, anche quest’anno rovescio del tutto l’ordine d’arrivo del quintetto finale del Premio Campiello. La cosa migliore sono le prose nervose e sensibili di Patrizia Cavalli, senza dubbio in ragione della sua provenienza dalla poesia. Seguono a ruota i giusti esperimenti linguistici di Francesco Guccini, mentre, portandomi sul primo arrivato, Remo Rapino, ho giudicato stucchevoli e ridondanti i suoi tentativi di fare stile. Ora mi fermo sul terzo arrivato, Ade Zeno, e sul suo “Incanto del pesce luna”, titolo a dire il vero alquanto fuorviante, mentre il romanzo infila alcune situazioni apprezzabili, anche se non ben collegate tra loro, non ben gestite. Il protagonista, Gonzalo, ha un primo tempo che lo vede al lavoro presso un’agenzia di pompe funebri specializzata nelle cremazioni, con riti relativi, cui il nostro impiegato adempie alla perfezione. Nello stesso tempo è afflitto da un male oscuro che ha colpito la figlia Ines, il che ha messo in crisi il matrimonio con Gloria, e pure le finanze della coppia, in quanto la clinica presso cui la figlia è ricoverata costa assai. Il dialogo che il genitore sfortunato tenta di intrecciare con la figlia malata ci può far ricordare, magari, il capolavoro di Pedro Almodòvar “Habla con ella”. Da qui la necessità di trovare un mestiere più redditizio, nel che si trova un’altra brillante invenzione del romanzo. Il bravo Gonzalo non trova di meglio che mettersi al servizio di un’anziana signora che sopravvive pascendosi di carne umana, e dunque il solerte domestico ha il compito di procurarle dei rottami esistenziali, dei poveri esseri allo sbando, e anche di far scomparire i residui di questi mostruosi banchetti della signora. Diciamo pure che questa è un’idea, nella sua brutalità senza appello, degna delle invenzioni più macabre di un Ammaniti, così come la precedente attività presso le pompe funebri ci può ricordare l’eccellente partenza di Veronica Raimo, con il suo “Dolore secondo Matteo”. Come si vede, siamo di fronte a notevoli lampi di vita fuori del comune, ben lontani dalla stanca routine che abbiamo già trovato nelle cronache troppo puntuali del modesto eroe di Rapino, e non ci saranno neppure esiti memorabili quando, domenica prossima, andremo a fare i conti col secondo arrivato, Sandro Frizziero. Ma in sostanza Zeno si è comportato come un giocatore di scacchi, capace di far compiere alle sue pedine delle mosse brillanti, degli avanzamenti improvvisi e inopinati, senza però saper mantenere le posizioni raggiunte, e soprattutto senza riuscire a cucirle tra di loro secondo una strategia ragionevole e apprezzabile.
Ade Zeno, L’incanto del pesce luna, Bollati Boringhieri, pp.183, euro 16,50.