I virologi, ovvero, come li chiamo io, i “nuovi monatti” (ma a quanto pare sono unico nel fare questo riferimento manzoniano) esultano, sembrava che il contagio si stesse spegnendo, e che dunque potessero essere licenziati, ma per loro fortuna si sono accesi due focolai, uno in Campania, nei pressi di Caserta, e uno addirittura nella mia città, Bologna. E dunque, come ha fatto ieri sera un rappresentante illustre della categoria, Massimo Galli, ospite frequente del salotto Gruber, possono riprendere a predicare cautela. Ora, in certa misura, questo è giusto, nessuno può davvero sperare che un contagio così vasto se ne vada da un giorno all’altro, continueranno ad apparire qua e là, anche nel nostro Paese pur messo sotto stretta tutela dai muovi monatti, degli episodi, ma minori, localizzati. E poi il rimedio c’è, anche se, pare incredibile, nessuno osa proclamarlo apertamente, forse perché annullerebbe di colpo gli ipocriti ammonimenti dei nostri super-tutori. Questo è null’altro che quell’apparecchio semplice che si chiama termo-scanner. Costa molto? Forse sì, ma acquistarlo in massa sarebbe un’impresa di estrema utilità. Non lo si fa, non lo si dice perché rovinerebbe subito le sapienti trame dei nostrti monatti. I privati lo hanno capito e fanno buon uso di questo strumento efficace, lo sanno anche gli enti pubblici, dallo Stato ai Comuni, ma fingono di non saperlo, sarebbe troppo facile, semplificherebbe troppo la vita di tutti. Racconto una mia esperienza di giovedì scorso, in cui mi sono recato a Milano per firmare dediche di un mio libro in uscita. Stazione di Bologna, nessun controllo con il termo-scannner, ma passaggi sbarrati, difficile scendere in basso nell’inutile cassone dove si prendono le frecce rosse. Le scale mobili o con gradini, sbarrate, gli ascensori in tilt. Viaggiatori ansiosi per la paura di perdere i treni, ricerca disperata di qualcuno in grado di guidarci nei meandri, ce l’abbiamo fatti con lunghi peripli, stancanti per uno come me costretto ormai a procedere col bastone. A Milano salgo su un vagone della metropolitana, dove esiste un sistema di incredibile inutilità per distanziare i viaggiatori, con due sedili bloccati sui quattro di ogni fila, cosicché un handicappato come me deve chiedere il favore che qualcuno gli ceda uno dei posti non recanti le sbarre del divieto. Anche qui, perché non misurare agli ingressi con il solito aggeggio chi ha una temperatura superiore al lecito, che ovviamente anch’io in questo caso non ho dubbi, è da bloccare, da respingere. Poi mi sono concesso un buon pranzo, senza alcun problema, perché giustamente mi hanno preso la temperatura, poi mi sono messo al tavolo, servito a dovere. Il giorno prima avevo tentato di accedere alla biblioteca del mio ex-dipartimento, ma “verboten”, vi si accede solo su appuntamento e in due giorni fissi della settimana, il che vale per tutte le biblioteche di qualsivoglia istituzione, se pubblica. Morale della favola, esistono due categorie umane, i privati che hanno fatto del loro meglio per ripartire, gli basta l’uso delle mascherine e appunto le misurazioni istantanee della temperatura. Ci sono invece gli impiegati statali, comunali eccetera che, protetti dai virologi, riducono al massimo le loro presenze, tentano di lasciare chiuso o praticamente inaccessibile quanto si può. C’è il lavoro da fare da casa, streaming? Ma bravo chi lo controlla. Leggo delle peripezie poste dall’inizio dell’anno scolastico. Ma anche qui, invece di ritenere fisse e permanenti la condizioni poste dai monatti di regime, perché non affidarsi al controllo sistematico delle temperature? Chi è in regola, può entrare, e sedersi anche a poca distanza dai compagni. Potrebbe essere un portatore asintomatico? Pazienza, come dice il buon senso, se affibbia il contagio a un vicino, questo vedrà la sua temperatura salire e basterà allontanarlo. Ma i Galli del pollaio comandano, obbligano a operazioni, inutili, costose, ritardanti.