L’argomento del giorno può essere una previsione sul destino cui può aspirare il premier Conte. In genere, mi sembra che per la maggior parte degli opinionisti egli possa navigare tranquillo, non si vede chi al momento chi lo possa sostituire, col rischio di provocare lo scioglimento delle camere e nuove elezioni, che nessuno nella maggioranza vuole. E in ogni caso sarebbero lontane, verrebbero a situarsi poco prima di andare al rinnovo della presidenza della Repubblica, o addirittura di una normale scadenza elettorale. Di recente, venerdì scorso su “Repubblica”, un notista come Francesco Verdirami accennava a una possibile insofferenza del Pd, e paura di perdere consensi, che lo potrebbe indurre a tentare un cambio di cavallo in autunno. Ma in realtà nessuno ci crede. Resta però l’interrogativo sul futuro di Conte, che certo non può aspirare a candidarsi per la Presidenza, nel ’22, carica molto onorifica ma di scarsa consistenza, per uno ancora giovane come lui. D’altra parte nessuno lo vede nella veste di un Cincinnato dei nostri giorni, disposto a rientrare nei panni del professionista seppure di altro bordo. Come allora rimanere in politica? In genere gli viene pure sconsigliato di crearsi un proprio partito, visto l’esito sfortunato dell’analogo tentativo fatto a suo tempo da Monti, in definitiva personaggio assai simile al nostro “Giuseppi”, balzato fuori all’improvviso nella veste di salvatore della patria, ma incapace poi di consolidare il ruolo in una lista propria. Forse Conte potrà candidarsi come autonomo nell’ambito dei Cinque Stelle, se arriveranno al traguardo elettorale ancora in buono stato. Molto più difficile farsi accogliere dal Pd, che sarà pieno di candidati con le carte più in regola. Approfitto dell’occasione per ripetere quanto già detto in qualche Domenicale del passato. Non si vede perché Il Pd non riaccolga il Leu, fuoriuscito soprattutto per ostilità verso Renzi, E anche quest’ultimo si troverà di fronte a una scelta drammatica, I sondaggi su Iv restano bassi, inferiori al 5% che sarà la massima soglia fissabile in una nuova legge elettorale, e dunque su Iv incombe il rischio di rimanere fuori dal Parlamento, con fuga dei seguaci alla ricerca di una salvezza personale. Eppure, Renzi continua ad apparirmi la migliore testa pensante del fronte della sinistra, con buona pace degli Scanzi e dei Travaglio che non mancano mai, nel salotto della Gruber, di qualificarlo con espressioni ingiuriose. Forse ci può stare un referendum tra gli iscritti al Pd per verificare se riprenderebbero tra loro un Renzi, che però dovrebbe fare atto di contrizione, cosa difficile da supporre.