Ricevo il romanzo, opera prima, di Alcide Pierantozzi, “L’inconveniente di essere amati”, preceduta da una dichiarazione di interesse per il mio negletto blog, e come sempre in questi casi, come un medico interpellato, sento il dovere di stendere un referto, su questo prodotto, steso da un trentacinquenne. Ebbene, credo che sia del tutto tipico della situazione attuale, che è di bilico tra scrittura resa in cartaceo e invece registrazione elettronica, magari da affidare alla tv, a qualche fiction. C’è proprio l’effetto immediatezza, “live”, di registrazione diretta, che oggi unifica tanti prodotti pur sempre appartenenti alla categoria della narrativa, col merito di evitare il continente invasivo e soffocante del “giallo”, senza però evitare l’altro territorio sconfinato dell’”autofiction”, che potrebbe anche rispondere a quello che io chiamo un realismo con due “neo”. I fatti ci sono, e rispondono a un identikit diffuso in tanti esemplari, partenza da una realtà paesana, in questo caso un Calanchi tra mare e collina, suppongo davvero esistente, ma con fatale attrazione esercitata da Milano, a vivere la propria vita, fuggendo dal natio borgo selvaggio, salvo poi a ritornarvi periodicamente. E anche la scheda sessuale è delle più comuni, infatti Paride, il protagonista, nel capoluogo lombardo, dove tenta di affermarsi nel campo dell’intrattenimento, segue la sua attrazione omosessuale. Ormai, in tutta la produzione recente, i sessi sono almeno tre, non senza possibili andirivieni, infatti quando ritorna al villaggio il nostro protagonista subisce pure l’attrazione di una zia, Sonia, a sua volta alle prese con un marito brutale, e protesa a difendere dalle grinfie e dai soprusi di lui un figlioletto che rischia di affondare in una condizione di ribellismo degno di Paride. E ci sono tante altre figure abbozzate di fretta, en passant, persone anziane sull’orlo del delirio, altre fiamme della prima adolescenza, altri egoisti e sopraffattori. Il testo trascorre leggero, a brevi capitoletti, con una trama non sempre facile da ricostruire, ma sta proprio in questa realtà fuggente e metamorfica l’essere dotata di un carattere transeunte, effimero. Ci vuole proprio l’aiuto degli attuali mezzi a presa diretta per fissarne i palpiti, gli attimi, in una specie di divisionismo psichico. Lo stile può attendere, anzi, può diventare un ostacolo se invita a sostare un momento a fare meglio i conti, a fermare l’attimo fuggente. Termino sottolineando che una volta tanto il titolo del romanzo, “L’inconveniente di essere amati”, è funzionale, risponde alla sostanza del testo. Il nostro Paride è costretto ad avvertire gli impulsi ad amare cui periodicamente soggiace come delle trappole da evitare, a costo di dover fare come la volpe che ci rimette lo zampino.
Alcide Pierantozzi, L’inconveniente di essere amati, Bompiani, pp. 248, euro 16.