Letteratura

Luca Ricci: una brillante escursione nell’estate

Ho già osservato come i libri, e in particolare le opere di narrativa, si sottraggano alle dure regole di questo oscuro periodo di lock down, che invece esclude la possibilità di frequentare mostre d’arte e ogni genere di spettacoli. E’ quasi un insperato risarcimento concesso al cartaceo, quando se ne decretava la morte imminente, anche perché le librerie sono sfuggite all’implacabile chiusura imposta alle altre sedi dedicate all’esercizio di qualche attività culturale. E così, proprio in una libreria ho potuto acquistare “Gli estivi” di Luca Ricci, di cui confesso di ignorare ogni prova precedente, compresi “Gli autunnali”, ovviamente collegati a questa uscita contrassegnata da un titolo stagionale, ma potrò essere perdonato dall’Autore in quanto mi accingo a dirne bene. E’ un lieto incontro, per l’andamento smaliziato, leggero, ironico di questa prova, che percorre tanti luoghi della nostra scena quotidiana, ma evitando certi stereotipi da cui sono aduggiati i romanzi di firme più celebrate. E’ una specie di confessione che colui che parla in prima persona rivolge a una giovane concupita, tale Teresa, ma ovviamente non si cade nella trappola sentimentale, colui che ci parla è regolarmente ammogliato, catturato però dal tedio del rapporto coniugale con Ester, la quale del resto gli rende pan per focaccia. Tra i riti dei nostri tempi c’è l’evento inevitabile delle code automobilistiche che si devono subire, soprattutto se ci si muove nei dintorni di Roma. Ebbene, l’estrosa Ester non esita ad abbandonare il marito bloccato nella sua vettura per far visita, e intrecciare rapidi rapporti sessuali, con i prigionieri delle altre auto. Del resto, questa prosa è cosparsa di massime brillanti, a cominciare da quella che riguarda proprio il matrimonio, definito “una bislacca gara a due”. Quanto poi al mettersi in coda per andare al mare nei dintorni di Roma, ecco una osservazione che da sola vale come epitome dell’intero romanzo, secondo cui Ostia viene definita “un Natale in mutande”. Ma se si vuole una morale seria, non seriosa, sovrastante tutto questo affaticarsi, senza capo né coda (che non sia quella già detta delle auto in fila), basterà citare un filosofico “La vita è troppo caotica per capirci qualcosa”. E dunque, il personaggio che ci parla, che sproloquia, che si disperde in un mare di guai, di contrattempi, di circostanze imprevedibili, è del tutto degno di muoversi nel segno di questa saggezza spicciola, ribadita da una convinzione ugualmente di spessore circa “l’inviolabilità dell’essere umano”. Quanto poi al succedersi monotono delle stagioni di cui qui si vuole fare cronaca, anche a questo proposito scatta subito la massima opportuna, pronta a definirle fatte di “Trentuno lunghissime, agonizzanti domeniche”. Giuro che anche quando cesserà il ricatto del contagio, acquisterò le due stagioni mancanti alla rassegna, se Ricci ce le vorrà servire.
Luca Ricci, Gli estivi, La nave di Teseo, pp. 219, euro 18.

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