Ricevo, per via telematica, un romanzo edito da Manni, autore Sebastiano Mondadori, titolo “Il contrario di padre”, e sono ben lieto di darne un responso positivo per i tanti legami che mi uniscono a quella case editrice, da cui esce la rivista “l’Immaginazione”, tra le pochissime riviste letterarie che ancora ricorrono al cartaceo, e che in ogni suo numero ospita una mia rubrica bifida, di due “pollici”, “recto” e “verso”, ma vietandomi, in nome di una serietà deontologica che le fa onore, di parlare, bene o male che sia, di un proprio libro. Però nel corso degli anni, e in altre sedi, ho avuto modo di pronunciarmi positivamente su tanti romanzi pubblicati da questo vivacissimo editore. Venendo al romanzo in questione, esso ha un protagonista, Giulio detto anche Giuliano, posto al limite tra infanzia e adolescenza, di cui vinee assimilata molto bene una psicologia in linea con l’età dichiarata, e dunque la scrittura assume un andamento volutamente “naif”, da ricordare impostazioni simili che potremmo trovare in Celati, in Cavazzoni, in un loro un po’ estenuato continuatore come Paolo Nori. Naturalmente questo sguardo “candido” esige un contraltare, o, per stare proprio al titolo proposto, un “contrario” trovato nel padre dal nome di Geremia, che è la componente più felice e positiva dell’opera, trattandosi di un gustoso lestofante, pronto a ogni imbroglio, intento a comminare al discendente una lezione di “saper vivere”, di violare ogni prescrizione austera in linea con la morale, con qualsivoglia regola morale. E’ tanto estroso e perverso, questo genitore, che non si arriva bene a capire in che cosa mette le mani, ma di sicuro si tratta di imprese trasgressive, partite a carte o giochi d’azzardo frequentati ovviamente da baro. Viaggi in auto dalle mete sempre incerte e variabili, col figlioletto piazzato sul sedile posteriore, mentre accanto al guidatore fantasista ci sta, ovviamente, non la moglie e madre legittima, bensì un’amante in carica, Clementina soprannominata Clem, per una abbreviazione che è un po’ la cifra di questa prosa, che va sempre per le spicce, affretta le situazioni, le rende imbrogliate, di difficile leggibilità, da parte del piccolo testimone, che per deliziosa immaturità non riesce a capire bene i comportamenti di quel padre sbarazzino, sempre imprevedibile, anche sulle vie del sesso, in cui si compiace di mostrare al pargolo il suo “pacco” enorme di genitali, di cui sa fare buon uso, più preoccupato di scontentare Clem, per i propri tradimenti, piuttosto che la moglie, lontana, praticamente assente. C’è pure una ugualmente deliziosa figura di un nonno, vittima di “buchi neri”, capace di ricordare a sprazzi o di dimenticare quanto non gli garba di riportare alla luce. Il nostro Mondadori si è senza dubbio avveduto di dover inserire nella trama qualche stacco, e ha tentato allora di compiere dei salti temporali, fino a offrirci il protagonista Giulio, o Giuliano, in fase adulta. Ma gli stacchi temporali, e i relativi mutamenti psicologici, non gli riescono molto bene- Per fortuna, incurante di una qualche cronologia esteriore e dei suoi effetti ritardanti, raffreddanti, il narratore è sempre pronto a tornare a immergersi nel fiume in piena del battibecco tra padre e figlio, nella felice dialettica tra il candore dell’uno e la bonaria perversità dell’altro.
Sebastiano Mondadori, Il contrario di padre, Manni editore.