Sono costretto ad abbandonare il tema preferito dei miei precedenti domenicali, il possibile matrimonio che “sarebbe da fare” tra Pd e M5S, dato che per questo siamo nelle mani di Salvini, la prospettiva si potrebbe aprire se il vice-presidente salisse sul Colle annunciando la fine del governo. Ma Salvini è troppo furbo per compiere, purtroppo, questo passo falso che come unica alternativa gli darebbe solo la possibilità di perdere l’utile appoggio di un Di Maio quasi interamente soggiogato per rifugiarsi nelle braccia di Berlusconi e Meloni, senza contare che, chissà mai, aprirebbe pure il destro di spingere quei due concorrenti a incontrarsi a qualche tavolo.
L’altro tema che ci incalza è quello della migrazione delle masse di diseredati dal di lá del Mediterraneo. Mi sono occupato già tante volte anche di questo, vado ora a riassumere le varie ipotesi.
– La soluzione di maggior respiro, ma ci vorranno decenni, io certo non la vedrò, sarebbe di realizzare un piano Marshall per l’Africa nera. L’Occidente dovrebbe andare a impiantare delle industrie, di auto, frigoriferi eccetera, trasferendo da quelle parti le maestranze che presso di noi, per l’inevitabile progressivo calare del PIL, non troverebbero più lavoro, e dunque saremmo costretti a ridurre le ore lavorative, col rischio di dover calare anche i salari. Insomma, la Nigeria e gli altri Paesi subsahariani dovrebbero funzionare come ora il Brasile per la Fiat, o il Messico per la Ford, ma quante difficoltà, quanti ostacoli su questa strada.
– Purtroppo l’ipotesi di chiedere la collaborazione della Libia, come tentava di fare Minniti, ora non esiste, data la guerra civile che imperversa in quel Paese, da cui continueranno a tentare la fuga tanti poveri disgraziati su fragili gommoni.
– Un punto in cui io sono d’accordo con Salvini è che le navi ONG non possono limitare i loro interventi caritatevoli al salvataggio dei naufraghi ma devono farsi carico anche di dove farli sbarcare, in accordo coi Paesi di cui battono le bandiere. Naturalmente dare a loro una simile responsabilità significa anche superare il famigerato trattato di Dublino, ma pare che la nuova Commissaria lo abbia posto nel suo programma.
– Beninteso la messa tra parentesi o sconfessione dell’operato delle navi ONG pone il dovere all’Europa di garantire direttamente forze di salvataggio, finanziando questi interventi al nostro Paese.
– Il quale potrebbe accettare di accogliere questi naufraghi, rinunciando all’impraticabile spartizione a priori prima del loro sbarco. In fondo, a quanto pare un modello ha funzionato, il fare della Turchia la barriera di contenimento dell’emigrazione dal Levante, l’UE in questa direzione ha pagato, si è preoccupata cioè di sbarrare l’accesso ai propri Paesi dal Levante, e pare che la cosa abbia funzionato, non sentiamo più parlare di sbarchi o naufragi in direzione della Grecia. E’ stato un gesto egoistico e auto-protettivo di parecchi Paesi dell’UE, ora si dovrebbe fare lo stesso nei nostri confronti;
– Ovvero, noi dovremmo apprestare, a spese dell’UE, dei contenitori a regola d’arte in cui trattare gli sbarcati in modo dignitoso, pagando il giusto, impedendo le ispeculazioni di carattere mafioso. Questi centri di contenimento dovrebbero essere anche di preparazione a svolgere lavori di cui si sente la necessità nei nostri ricchi Paesi, cui la nostra mano d’opera si sottrae. E dunque, questi immigrati dovrebbero uscire solo a ragion veduta, quando le varie comunità e istituzioni pubbliche e private, nazionali ed europee, ne facciano richiesta.
– Il male in tutti questi anni è stato che centri di raccolta di questo genere sono stati dei colabrodo da cui gli ospiti sono fuggiti indisturbati, sciamando nelle nostre strade o accalcandosi alle frontiere per giungere in paesi più ricchi del nostro, essendone però respinti in malo modo.
– Un errore è stato anche quello di imporre l’accoglienza di gruppi di questi diseredati a varie comunità del nostro territorio, provocando un enorme fenomeno di rigetto il cui segno eloquente è il favore elettorale che continua a premiare la politica di chiusura totale impostata da Salvini.