Carlo Calenda è senza dubbio un personaggio piacevole, disponibile, pieno di buona volontà, ma le sue modalità d’intervento ricordano da vicino, purtroppo, quelle già tenute, con esito negativo, da Giuliano Pisapia, l’ex-sindaco di Milano che nei tempi scorsi aveva tentato pure lui di creare una strana compagine intermedia, al di sopra delle parti, con vaghi propositi di conciliazione, che però avevano finito per farlo apparire “ a Dio spiacente e agli nimici suoi”. Lo stesso mi pare che stia accadendo anche per gli sforzi di Calenda di creare una terza cosa, non contro i partiti o le forze già esistenti, ma al di sopra di loro, ingenuamente trasversale, assicurando d’altra parte di non voler agire pro domo sua, di non candidarsi a svolgere un ruolo preciso in questo proposto “rassemblement” generalista. Si potrà dire che qualcosa del genere è riuscito clamorosamente a Grillo, ma perché lui partiva da zero, rivolgendosi a tutti gli esclusi, a quanti non erano iscritti o partecipi in nessuna coalizione già in atto, e dunque il suo intervento a gamba tesa non pestava i piedi a qualche formazione già in corso d’opera. Invece l’appello di Calenda sfonda delle porte aperte, in quanto l’afflato europeista è proprio di tutte le già esistenti liste e candidature di sinistra, mentre molto limitata è l’utilità di volersi sporgere al di fuori della mischia, nel tentativo di pescare in altre acque. Il che del resto è comune a tutti i suoi concorrenti dichiarati, i quali ovviamente sognano di riportare all’ovile i compagni di sinistra attratti dai Cinque Stelle, o i centristi delusi da Berlusconi e in rotta rispetto alle mosse destriste della Lega. Oltretutto, credo che nuocciano questi appelli lanciati da chi nello stesso tempo vuole rimanere fuori dalla mischia. Perché a suo tempo Calenda non si è presentato alle elezioni del 4 marzo scorso, e addirittura perché ha esitato a iscriversi al PD, nonché a mettersi in corsa per divenirne segretario? Salvo poi, all’improvviso, cambiare rotta, quanto meno nel senso di divenire un umile iscritto al Partito, senza ulteriori ambizioni al suo interno, ma enunciando una macro-ambizione sopra le righe, di bypassare i compagni volonterosi che si battono dentro le file, nelle forme canoniche. Questo tentativo di Calenda, a mio avviso destinato a cadere nel nulla come già quello di Pisapia, un esito positivo lo avrà, di scoraggiare Renzi dal seguire quello stesso cammino, di rimanere aderente al Pd, attendendo che per lui si apra l’ora di un grande ritorno, visto che purtroppo i successori saranno deboli. E’ già scontato che alle prossime primarie nessuno dei concorrenti superi il 50% dei voti, e dunque starà all’assemblea produrre qualche più o meno abile compromesso.