Se si cerca un fatto dominante nella settimana appena trascorsa, menzionerei una delle comunicazioni che Milena Gabanelli usa offrire in coda ai telegiornali della Sette, condotti dal migliore dei presentatori, Enrico Mentana, il più libero e disinvolto, conditi anche anche con una apprezzabile vena di ironia. In una di queste appendici la Gabaneli ci ha comunicato un dato spaventoso, parlandoci di una giacenza di almeno un centinaio di miliardi stanziati per grandi opere che mai sono state fatte. La cosa riguarda anche il precedente governo, infatti pur nel mio renzismo appassionato non ho mai mancato di contrapporgli il grande esempio del New Deal roosveltiano. Quando si è in crisi, sta allo stato intervenire con opere pubbliche. Ricordo che lo leggevo già nei manuali scolastici, dove si facevano le lodi dei grandi capi di stato, il cui merito stava proprio nel mettere in cantiere opere pubbliche di grande respiro. Il Jobs Act, al di là delle critiche preconcette, è stato fragile e di pochi risultati per colpa delle debolezze intrinseche della nostra industria privata, da cui Renzi sperava di trarre copiosi frutti attraverso una politica di sgravi fiscali. Peraltro, da parte sua, non era per nulla sbagliato pensare anche di rilanciare l’eterno progetto del ponte sullo stretto di Messina. Se il nostro Paese si può vantare di due successi sicuri, questi consistono nella grande rete autostradale edificata nell’immediati dopoguerra, e più di recente nell’ottimo esito, e a tempi rapidi, dell’alta velocità ferroviaria. Questa è la strada su cui insistere, cercando di sbloccare e di investire nei tempi più celeri tutti i finanziamenti fin qui inutilizzati. Ovviamente io aderisco ai SìTav, e tra i tanti mali imputabili al M5S sta proprio lo stop che mettono in questa direzione, non per nulla se c’è tra i loro ministri incompetenti chi è soggetto ai maggiori sberleffi, questo è Danilo Toninelli, con tutto il corredo di carenza informativa e penosa incertezza che gravita su ogni suo intervento. Ed è ridicolo, se non tragico, che Di Maio parli di un rilancio dell’economia proveniente dalla pioggerella assistenziale del reddito di cittadinanza, un invito a proseguire nella pigrizia, nel lavoro in nero, nell’astensione dagli impegni di grande respiro.