Ieri, sabato 1° dicembre, mi è capitato di seguire con interesse il consueto appuntamento serale gestito da Lili Gruber, otto e mezzo, che vedeva due protagonisti insoliti, in luogo della folla dei “soliti noti” che assedia quella trasmissione. L’argomento era la legge di sicurezza appena approvata dalla Camera, difesa dal sottosegretario agli interni Nicola Molteni e invece smontata dall’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Maiorino. Argomenti di cui anche nel mio piccolo mi sono già occupato, individuando, d’accordo con l’Assessore come me appartenente al PD alcuni gravi errori a suo tempo commessi dal nostro partito, quando era al governo, nel condurre la questione degli immigrati, con giusti provvedimenti sulla carta, intanto di accoglierli salvandoli dal mare, poi di metterli in contenitori protetti, con congruo vitto e alloggio, in cui si sarebbe dovuta condurre la selezione tra i rifugiati per gravi ragioni politiche o umanitarie, e invece gli emigrati cosiddetti economici, solo per sfuggire alla fame e alla miseria, col compito virtuale di costringere questi ultimi a rimpatriare. Ma un punto positivo della gestione del passato è stato di sapere bene quanto difficile, per non dire impossibile, fosse il condurre questa distinzione, e soprattutto il passare al corollario del rimpatri, di persone senza più nulla alle spalle. Purtroppo i difetti di questa impostazione, che hanno portato a far perdere al Pd una quantità di voti con loro trasferimento alla Lega, sono stati il malaffare che non si è riusciti a impedire, nella gestione di questi centri di attesa, e il loro carattere di colabrodo, dalle maglie troppo larghe, per cui in tanti se ne sono andati a zonzo per le nostre strade o si sono assiepati ai confini nel tentativo di passare in altri Paesi che però hanno chiuso loro le porte. Anche la politica di trasferire questi ospiti in piccole comunità affidate qua e là ai Comuni della nazione non ha funzionato, soprattutto perché, in un caso e nell’altro, non è stata avviata una politica di inserimento organico di queste utili forze-lavoro di cui ci sarebbe tanto bisogno, vista la fuga dei nostri giovani da ogni lavoro manuale considerato ingrato. In definitiva l’Assessore di Milano, con discorso pacato e consapevole, ha ammesso questi difetti del passato, cui però non resta che porre rimedio insistendo nel modo migliore nella integrazione di queste braccia utili. Invece il rappresentante del governo, e della legge che questo ha promosso, ha insistito sulla necessità di distinguere tra le due categorie dei salvati dalle acque, con la connessa vacua, inesistente conseguenza di rispedire (dove, come, quando?) le migliaia di rifugiati per ragioni economiche, comunque buttandoli fuori dai centri di accoglienza assistita. E dunque, altro che sicurezza, bensì stato permanente di inquietudine, di erranza, di nomadismo, con l’evidente intento non già di far cessare questi fenomeni, bensì di mantenerli a uno stato endemico, come preziosa fonte di paura per il pubblico, e di permanente spinta ad accostarsi alla Lega. Altro che intervento benefico venuto a porre rimedio a una piaga lacerante, l’attuale legge appena approvata è stata solo la furba decisione di tenere sospesa, sulla nostra cittadinanza, un spada di Damocle come inesauribile produttrice di consenso.