Attualità

Dom. 8-10-17 (Catalogna)

Naturalmente l’argomento del giorno è la volontà scissionista manifestata da molte componenti della società catalana. In proposito mi pare che si debba registrare una bocciatura abbastanza ferma espressa, oltre che dalle istituzioni e dai partiti spagnoli, anche dalle autorità dell’UE. Perfino D’Alema, memore del suo passato di ministro degli esteri, in un colloquio presso la al solito rigida e segaligna Bianca Berlinguer, si è pronunciato in termini molto cauti e di freno, in sostanza, rispetto alle velleità indipendentiste della regione catalana. Da questo punto di vista si può comprendere la volontà del primo ministro Rajoy di bloccare con tutti i mezzi il referendum indetto dalla Generalidad di quella regione. E’ stato senza dubbio dannoso, e proprio per le buone ragioni della causa nazionale, che la Guardia civil intervenisse in modi così brutali. Bastava mettere in atto una cintura di isolamento per impedire l’accesso ai seggi elettorali, con sequestro delle schede. Ma certo, a questo modo, il referendum è risultato nullo, sia perché il numero dei votanti non ha conseguito la maggioranza, sia perché le votazioni si sono svolte senza alcuna garanzia di segretezza e di controllo. Detto tutto ciò, non si può però considerare chiusa la partita. Noi Italiani in merito dovremmo ricordare a tutti la saggezza che ci ha indotto a concedere statuti speciali a regioni in cui diversamente bollivano fermenti indipendentisti, al Sud Tirolo, in prevalenza germanofono, alla Val D’Aosta, francofona, e perfino alla Sicilia, che nel dopoguerra pretendeva addirittura di andare a costituire uno degli Stati Uniti d’America. Non so bene come siano andate le cose in merito, pare che il saggio governo di sinistra gestito da Gonzalez avesse concetto alla Catalogna le opportune autonomie, poi revocate, a quanto pare, dai governi di destra, ma questa senza dubbio è la strada da seguire, andare incontro alle aspirazioni di quel popolo concedendogli, appunto, le possibili autonomie conciliabili con un quadro di unità nazionale. In proposito, ha sorpreso l’intervento del re Felipe, troppo duro, quasi inappellabile, pessima sua prima prova di governo. Del resto, questa pare dover essere la regola generale. No ai frazionamenti indipendentisti, sì a tutte le possibili concessioni in ambito linguistico e di altre garanzie, ricetta che vale per il dissidio in Belgio tra la Vallonia e le Fiandre, e forse addirittura per quello tra la Scozia e l’Inghilterra. Però, ammettiamolo, quest’ultima causa indipendentista potrebbe avere valide ragioni in quanto l’Inghilterra è uscita dalla UE, mentre la Scozia vi vuol rimanere. Motivo che non agisce nel dissidio tra la Catalogna e la nazione spagnola, in quanto i barcellonesi non nutrono alcun desiderio di dar luogo a una Catalexit. In definitiva, nonostante le simpatie che da buon elemento di sinistra posso nutrire per gli umori separatisti nutriti a Barcellona e dintorni, oggi sfilerei con i “bianchi”, se la cosa mi fosse concessa.

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